Come è nato il vostro studio, e in che direzione ne avete orientato lo sviluppo?
Lo studio Esprit Architettura è nato in uno spazio nelle vicinanze di Bergamo per iniziativa mia e di Enrico Arbizzani; negli anni successivi abbiamo iniziato a collaborare anche con Gianluca Errori, Lorenzo Redolfo e Stefano Camolese, e a settembre 2011 abbiamo dato vita a questa esperienza con le nostre idee. Ognuno di noi ha competenze differenti, e grazie a questo siamo in grado di proporre un ventaglio di servizi a 360 gradi, che spaziano dall’interior design alla progettazione architettonica. Dal 2010 abbiamo cominciato a partecipare a concorsi nazionali per poi orientarci verso quelli internazionali; una scelta che si è rivelata vincente perché ci ha portato a confrontarci con metrica, termini, filosofie e logiche internazionali, e ad inserire nello staff dello studio una figura professionale dedicata alla grafica e al design, Veronica Balacchi, grazie a cui curiamo le presentazioni e la post produzione del progetto. Abbiamo sviluppato una stretta collaborazione con le Università e le scuole, investendo costantemente sulle nuove leve; con il contributo di un nostro collaboratore esperto di droni abbiamo iniziato a sperimentare tecniche avanzate come il rilievo a nuvola di punti tramite drone, mentre utilizzando le competenze di un altro nostro collaboratore, Luca Manelli, stiamo approfondendo ulteriormente le potenzialità di ARCHICAD con l’obiettivo di farne l’unica piattaforma software per tutti i servizi offerti da Esprit.
Il fatto di essere stato visiting professor all’Università di Bergamo mi ha portato a un costante contatto con le nuove generazioni, tanto che cinque ragazzi che lavorano con noi hanno un’età che va dai 23 ai 26 anni. Per noi, infatti, è fondamentale investire sui giovani, perché questo aumenta la nostra ricettività e aggiornamento sulle novità proposte dal mondo della ricerca e dall’evoluzione di tecnologie e materiali.
Dal punto di vista organizzativo, il nostro studio è strutturato in modo da affidare ad ogni collaboratore la gestione diretta e autonoma d una serie di progetti, in modo da consentire a noi soci fondatori di dedicare il giusto tempo e attenzione a gare, concorsi e, più in generale, all’acquisizione di ulteriori competenze e saperi. Ogni anno il nostro studio implementa lo sviluppo di nuove aree di competenze; in questa fase, in particolare, ci stiamo dedicando allo sviluppo di nostri protocolli interni, decidendo di investire ulteriormente su patrimonio umano e tecnologie, ma non solo. Ad esempio, partecipiamo attivamente alle iniziative promosse dall’Ordine degli Architetti e siamo fortemente attivi nell’ambito della nostra provincia, oltre a essere fortemente propositivi anche in relazione a servizi collaterali come quelli relativi alla certificazione energetica e la sicurezza.
Quest’anno abbiamo inoltre definito due obiettivi strategici: il primo, rilevante sotto il profilo delle logiche economiche dello studio, riguarda l’implementazione di una serie di azioni di marketing, mentre il secondo si focalizza sull’approfondimento delle nostre conoscenze software in modo da sfruttarne al meglio le potenzialità. Abbiamo quindi fatto ricorso a un formatore ARCHICAD, impostando parallelamente un processo di lavoro più aderente alla logica di questo software. Il tutto sulla scorta di una valutazione ben precisa: utilizzando ARCHICAD in modo esteso in un progetto di medie dimensioni, dalla firma del contratto fino alla consegna dell’opera, ci è possibile diminuire i tempi di lavoro necessari di circa il 30%, un aspetto determinante per uno studio come il nostro. Abbiamo inoltre constatato che presentare un progetto BIM, che include un numero e varietà di informazioni assolutamente imparagonabili rispetto a quanto solitamente compreso negli elaborati cartacei, presenta ricadute fortemente positive nelle relazioni con la committenza, e in particolare con le imprese, grazie a un approccio basato sul massimo livello di controllo del progetto e delle sue variabili. Il tutto senza perdere di vista anche una certa “materialità” del progetto, testimoniata dal nostro ritorno alla realizzazione di modelli fisici in scala.
Alla luce degli annosi dibattiti sul tema, ritenete che l’utilizzo sempre più estensivo delle tecnologie informatiche all’interno del processo progettuale rappresenti un’arma in più o un limite al processo creativo?
Ricorro a un esempio. Personalmente ritengo che, oggi, negare al proprio figlio la possibilità di guardare la televisione sia sbagliato: va esercitato un controllo su tempi e programmi, certo, senza però negarla. Seguo lo stesso ragionamento anche per quanto riguarda il rapporto fra tecnologia e architettura. La nostra generazione nasce come l’ultima interamente “analogica”, e abbiamo ben chiari i processi che seguivamo nel recente passato; ma proprio per questo la tecnologia non ci spaventa, in quanto abbiamo questo tipo di “radici” e sappiamo bene quanto tempo era necessario per concludere un progetto prima dell’arrivo dei software. Nelle dinamiche legate alla progettazione, in particolare, credo ci siano vantaggi infiniti nell’utilizzo delle tecnologie digitali, pur senza sottovalutare il rischio di non riuscire più ad essere indipendenti dal computer. Resta comunque il fatto che ciò che oggi viene chiesto ad un architetto è completamente diverso da quanto atteso anche solo vent’anni or sono, e questo mutamento comporta necessariamente l’adozione delle nuove tecnologie.
Da quanto utilizzate ARCHICAD?
Nelle prime fasi della nostra collaborazione abbiamo usato diversi strumenti di progettazione assistita, senza averne uno di riferimento. Abbiamo scelto di passare ad ARCHICAD nel momento in cui alcuni soci, con un passato professionale all’interno di studi in cui veniva usato questo software, ce ne hanno illustrato le potenzialità; abbiamo così deciso di ripartire tutti da zero, scegliendo come comune denominatore proprio ARCHICAD.
Quali progetti in particolare state sviluppando utilizzando questo processo?
Potrei citarne diversi, ma per sintesi segnalerei quello per un nuovo comparto industriale a Grumello del Monte (BG) e quello per una nuova cantina vinicola a Vignale di Monferrato (AL). Inoltre, si dimensioni più contenute e completato, ma che è stato per noi fonte di grande soddisfazione, vorrei sottolineare la progettazione e realizzazione di “Domus Bergamo”, la struttura dal design particolarissimo che ha svolto la funzione di punto di riferimento per gli eventi cittadini e, al tempo stesso, da collegamento con EXPO 2015 e Fuori Expo Milano.
Questa scelta vi sta aiutando in termini di efficienza complessiva dello studio?
Dopo aver seguito un percorso di aggiornamento e di preparazione per utilizzare ARCHICAD sfruttandone tutte le potenzialità abbiamo cominciato a notare un aumento nell’efficienza operativa di Esprit. Alcuni esempi pratici: nel progetto per la cantina vinicola a Vignale di Monferrato ci siamo dati degli obiettivi in accordo con i tecnici che collaboreranno alla progettazione, decidendo di iniziare a utilizzare un drone per il rilievo topografico. In questo modo abbiamo introdotto un processo basato su nuove tecnologie, e da subito ne abbiamo riscontrato i benefici, ad esempio in termini di precisione delle quote rilevate con questa metodologia. In seconda battuta abbiamo cercato di implementare questa tecnologia con ARCHICAD attraverso un percorso complesso, ma molto stimolante. In altre parole, stiamo cercando di sviluppare solide competenze in ambito BIM, anche se rileviamo ancora una certa carenza di interlocutori preparati. Proprio per questo stiamo valutando l’opportunità di fare del BIM un servizio da proporre a terzi, nell’ottica di un ampliamento del business in un’area che é comunque parte integrante della nostra professione. Su un piano più generale ribadiamo la nostra convinzione ad investire in nuove tecnologie finalizzate allo sviluppo di progetti avanzati; ad esempio, utilizzare i droni per arrivare alla fase as built e fare di questa metodologia uno standard.
Crede che il passaggio ad ARCHICAD sia rivoluzionario quanto quello del CAD?
Sì, ma per certi versi ancora più critico; chi ha sempre sostenuto che il processo progettuale dovesse essere analogico con il CAD si è “semplicemente” trovato in difficoltà, mentre ora, di fronte al nuovo salto metodologico introdotto dal BIM, rischia di esserne escluso. Noi abbiamo scelto di partecipare a questo sviluppo e provare a introdurre nella nostra realtà professionale dei cambiamenti, seguendo un percorso che dall’analogico passa al digitale per arrivare al teamwork, sviluppando processi che permettano di risolvere preventivamente problemi che con la classica progettazione 2D e 3D sarebbero emersi solo in fase di cantiere. L’approccio BIM, al contrario, presenta importanti ricadute non solo in fase di progetto ma anche in quella di cantiere, a tutto beneficio anche di impresari e investitori. Nelle relazioni con il committente il BIM rappresenta infatti un importante valore aggiunto, in quanto consente di presentare alla clientela un progetto le cui criticità sono già state preventivamente affrontate e risolte, a costi certi e già definiti. un risultato impensabile senza l’ausilio di questo approccio.
In conclusione, perché avete scelto ARCHICAD?
Fondamentalmente perché abbiamo intuito le potenzialità insite in ARCHICAD, anche se in fase di avvio ancora non eravamo in grado di sfruttarle pienamente. Oggi, dopo una adeguata formazione, siamo molto più rapidi ed efficienti, e non possiamo che consigliarne l’adozione – accompagnata da un percorso di apprendimento – a colleghi e partner.